Qualche giorno fa ho visto su Instagram un carosello molto carino di Giorgia Fumo, intitolato “Guida ai matrimoni per chi non vuole farsi odiare”.
In questo carosello, Giorgia dà tre consigli agli sposi per evitare di farsi odiare dagli ospiti e alcuni consigli agli invitati per evitare di attirare le ire degli sposi.
Mi trovo d’accordo con parte di questi suggerimenti, perché parliamo proprio delle basi del rispetto per le altre persone.
Però su altri ho delle riserve, non solo perché li trovo poco rock, ma perché proprio in generale mi sembrano un po’ superati e di vecchio stampo.
Adesso ve li spiego.
Il dress code
L’autrice parte subito carichissima e tira in ballo immediatamente il dress code, dicendo che gli sposi amati da tutti non fanno richieste su temi o colori, perché “sanno che la gente non gratta i soldi dai muri e dunque non comprerà un vestito color salmone solo perché a voi piace”.
Con questo primo punto sono parzialmente d’accordo.
Da un lato concordo sul fatto che non ti rendi proprio simpatico se imponi un dresso code del tipo “o vieni vestito così, oppure stai a casa“.
Dall’altro lato vorrei far presente a Giorgia che:
- solo in rarissimi casi è imposto in modo così invasivo. Solitamente il dress code è richiesto, ma se all’invitato non va, può anche evitare (cosa che, peraltro, avviene anche con le semplici regole del galateo, a ben guardare).
- quasi mai il dress code è davvero riferito al dress, cioè al vestito. Altrimenti avremmo tutti gli invitati che sembrano pucciati nel colore, tipo tanti confettoni (per restare in tema matrimonio).
Solitamente si può rispettare il colore richiesto anche con una semplice cravatta per l’uomo e un dettaglio per la donna (stola, borsa, gioielli, ecc…) quindi cose che possono anche essere prestate da altri, senza bisogno di svenarsi con acquisti inutili.
Quando il matrimonio è lontano
Un secondo consiglio che regala Giorgia è relativo ai matrimoni celebrati lontano da dove vivono gli invitati.
Secondo la celebre comica “Gli sposi amati da tutti non si sposano a Marina di Fan*ulo, obbligando duecento persone ad un clickday per accaparrarsi l’unico B&B della zona per 200 euro a stanza”.
Ora, qui mi domando: questa cosa, Giorgia, quante volte ti è capitata?
Mi spiego.
Partiamo dalla realtà dei fatti.
- Difficilmente al Norditalia i matrimoni sono di 200 invitati. Vuoi perché magari i nordici sono freddi, vuoi perché non sanno divertirsi, vuoi perché magari non hanno famiglie molto allargate o non danno la giusta importanza ai parenti…. tutto quello che desideri. Ma di fatto è così.
- Se sei al Norditalia e sei invitato ad un matrimonio di 200 persone, probabilmente le nozze sono di una coppia “di giù” trapiantata “su”. E per me hanno tutto il sacrosanto diritto di fare il matrimonio nel posto dove sono nati e cresciuti, dove hanno la famiglia, le radici, i ricordi. Anche se gli invitati devono fare il clickday. Posto che probabilmente di quei 200 invitati la gran parte sarebbero già del luogo dove si terrà il matrimonio.
- Ma veramente in Italia esiste un posto così sperduto da avere un solo B&B a 200 euro a stanza… e così bello e così capiente da farci un matrimonio dove ci stanno duecento cristiani??
Sono già più d’accordo con la seconda parte del consiglio, dove – giustamente – si sottolinea che qualora molti invitati debbano muoversi di molti chilometri, gli sposi devono provvedere o a pagare il soggiorno, o ad aiutarli a trovare alloggi adatti alle loro tasche.
Su questo, cara Giorgia, hai tutte le ragioni del mondo. E ti dirò di più: di solito una wedding planner questa cosa la fa o comunque la suggerisce agli sposi. Fa parte del suo lavoro.
Gli invitati abbrustoliti
E qui, cara la mia Giorgia, ti meriti la standing ovation.
Perchè qui non si tratta solo dei matrimoni, si tratta del rispetto per gli altri, del rispetto per persone che vogliono così bene agli sposi da voler festeggiare il matrimonio con loro, nonostante il caldo, le zanzare, il male ai piedi per le scarpe nuove, il famoso clickday di cui sopra e tutte le altre menate per le quali ci prende un infarto ogni volta che riceviamo un invito ad un matrimonio.
E qui faccio un appello a tutti gli sposi. Anzi, più di un appello.
- Prevedete un servizio fotografico di massimo 20 min dopo la cerimonia. Unica eccezione: se vi sposate in location, subito dopo la cerimonia aprite l’aperitivo per gli ospiti. A quel punto potete fare foto anche per un’ora, perchè loro saranno impegnati a mangiare. E potete chiedere al catering di tenervi da parte un piattino misto per quando avrete finito, in modo da assaggiare tutto anche voi.
- Se anche fate massimo 20 min di foto dopo la cerimonia, chiedete comunque alla location di prevedere delle bevande analcoliche per gli ospiti nell’attesa. Anche se ormai comunque è prassi comune da parte delle location.
Il carosello proseguiva anche con cosa dovrebbero fare gli invitati per essere amati da tutti.
Beh, tutti… dagli sposi. Perché poi si tratta di comportamenti che non riguardano altri che gli sposi.
Ma di questa parte vi dirò nel prossimo articolo. E magari vi racconterò anche qualche chicca capitata direttamente ai miei matrimoni.
Però c’è una cosa importante che vorrei dire a tutti i futuri sposi e in particolare a Giorgia Fumo, autrice del pregevole carosello che mi sono permessa di commentare anche con toni a volte un po’ polemici (sì, è così, diciamolo).
E la cosa è questa.
Non potrete MAI essere sposi amati da tutti.
Qualunque scelta facciate, anche quella più accomodante per i vostri invitati, anche quella che avete pensato proprio per venire incontro alle loro esigenze… verrà criticata da qualcuno.
Ci sarà sempre qualche invitato meno contento. Ci sarà sempre qualche ospite che non concorderà con voi, che si lamenterà, a cui non andranno bene delle cose (magari anche insignificanti).
Quindi non state ad ansiarvi sul cercare di essere sposi amati da tutti.
Concentratevi, invece, sull’essere sposi felici di quello che relizzate PER VOI STESSI.
By Cristina Corazza – Rock Wedding Planner